L’effetto del sigaro cubano fumato da Sergio Conceiçao sembra essere finito ed ora in Casa Milan restano solo le ceneri…
“Adesso che si fa…ci vuole un’idea”, parafrasando un vecchio Carosello, il Milan “che si è ammazzato da solo” con un harakiri perfetto facendosi eliminare dalla Champions League da un Feyenoord non certo irresistibile, deve ora trovare una adeguata motivazione per finire una stagione mai decollata veramente.
Non basta la giustificazione di Sergio Conceiçao che recita, bontà sua, ”intanto abbiamo vinto un trofeo e siamo in semifinale di Coppa Italia”. Lasciato per strada il calcio che conta, è proprio arrivato il momento di fare un bagno di umiltà e ammettere che fin dall’inizio ci si è mossi in maniera sbagliata, non per niente il mercato estivo è stato sonoramente sconfessato, rifacendone uno tout court a gennaio, a cominciare dall’allenatore, fino ai nuovi innesti per ogni reparto.
Un cambiamento di formazione parecchio enfatizzato senza un minimo di perplessità, accompagnato dal supporto entusiasta di buona parte della stampa, sportiva e non, nel decantare la rinnovata fisionomia della squadra.
Autostima rafforzata dal successo nella Supercoppa di Riyad. Sembrava davvero dischiudersi una fase di svolta sulla scia del metodo rigorso dettato dai “dieci comandamenti” dell’inflessibile mister dal sigaro cubano, fino ai tanto strombazzati Fab Four, peccato che i Beatles fossero tutta un’altra cosa.
Insomma, zucchero a gò gò sul nuovo Milan senza un minimo di esitazione. Nessuno che si chiedesse come mai Barcellona e Chelsea non abbiano fatto granché per trattenere Joao Felix; che Gimenez è si un attaccante dal futuro promettente ma lo ha dimostrato finora solo nella Eredivisie, non certo la Premier.
Milan, Sergo Conceiçao in discussione come Paulo Fonseca
Milan, l’effetto del sigaro cubano di Conceiçao è finito: ora restano solo le ceneri…
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Nessuno che si sia posto il dubbio che Walker, a fine corsa con il City, abbia deciso di trasferirsi a Milano soprattutto per evitare i guai plurifamiliari che ha combinato nella terra d’Albione.
Tutti a magnificare le doti dei nuovi arrivati che, combinati con i vari Pulisic , Leao e Theo avrebbero consentito ai rossoneri di rivedere le stelle.
Eppure qualche ambiguità si era palesata nel corso dell’annata, le prestazioni altalenanti di Leao, l’inadeguatezza umana di Hernandez che, al di là di rifarsi il colore ai capelli, non ha mai dato prova di una maturità acquisita, senza dimenticare gli inattesi segnali di nervosismo che han visto protagonista lo stesso Maignan.
Insomma, da un lato erano lodi per il nuovo assetto, dall’altro lo spogliatoio non ha dato segnali di compatezza e voglia di rivalsa, le parole di capitan Calabria al momento di fare le valigie in direzione Bologna ne sono la prova. Le sconfitte inopinate di Zagabria e di Rotterdam hanno riportato tutti alla realtà dei fatti lasciando cocci da ricomporre.
Lo stesso Ibrahimovic, da quando è entrato maggiormente “nel cuore della società”, come hanno sottolineato alcuni cantori a libro paga , non sembra aver aver mutato la situazione. Anzi. A questo punto “ci vuole un’idea” che coinvolga tutta la famiglia Milan: dirigenti, allenatore, squadra, giornalisti al seguito( meno accondiscendenza e più senso critico) e tifosi, per capire se c’è ancora un domani.