L’attaccante del Milan Rafael Leao sembra avere i tratti distintivi del predestinato, è ancora presto per dirlo: De André diceva…
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, cantava il grande De André. Se la situazione in casa Milan non può essere definita un “letamaio”. Termine davvero troppo forte per quello che resta il campo delle “cose più importanti di quelle meno importanti”. Certamente il disastro partorito domenica sera a San Siro ha rappresentato la notte più buia del recente passato rossonero. E – come in ogni storia che si rispetti – il punto più basso potrebbe coincidere con l’alba di una nuova speranza.
Da almeno 5 anni i tifosi del Milan convivono con un frustrante senso di impotenza e con un pessimismo cupo e arrendevole. Una rassegnazione figlia dei risultati scadenti e delle tante umiliazioni patite nel corso delle ultime stagioni. Ma proprio in un contesto simile la speranza potrebbe rifiorire presentandosi sotto le spoglie di un attaccante portoghese agile e brevilineo. Ancora grezzo ma dal talento enorme.
Il suo nome è Rafael Leão e il suo impatto in rossonero è stato sin qui una delle poche note liete. Se non l’unica, di questo pesante avvio di stagione. La consacrazione è ancora lontana, la strada da percorrere è lunghissima, ma i 238’ passati in campo nel corso dell’ultima settimana e soprattutto la meravigliosa rete realizzata contro la Viola lasciano presagire un futuro importante per il numero 17 del Diavolo.
Che dopo tanti anni si ritrova tra le mani – Donnarumma a parte – un progetto di fuoriclasse. Nessuna voglia di esagerare, nessun eccesso di entusiasmo, figurarsi in un momento simile, ma semplicemente la constatazione di una scintilla che d’improvviso si è accesa su un San Siro deserto squarciando il non-sense di una serata cupa e accendendo così una speranza.
Al talento portoghese sono bastate tre gare per accendere la speranza. In rossonero sta per nascere una stella?

Milan, Rafael Leao sembra un predestinato: ecco cosa diceva De André
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D’altra parte i talenti puri si manifestano così, all’improvviso e senza suscitare particolari riflessioni. Colpiscono al cuore, trasmettono sensazioni che poi magari saranno smentite. Ma ciò che più conta – in questo particolare momento storico – è che l’impatto di Leão sia equiparabile ad una scarica di adrenalina nel sangue del tifo rossonero. Il giovane portoghese ha esordito dal 1’ soltanto dieci giorni fa nel derby – non una partita qualunque – facendosi subito apprezzare per sfrontatezza, vivacità e personalità.
Doti rimarcate nella trasferta di Torino, dove fu proprio Leão a procurarsi il rigore del momentaneo vantaggio prima che il Gallo – guarda caso dopo la sua uscita dal campo… – cantasse due volte. Due partite, due prestazioni positive. Quanto basta per convincere Giampaolo a rivedere le sue gerarchie e a schierarlo titolare per il terzo match consecutivo contro la Fiorentina.
Nella notte dell’impotenza rossonera, Leão ha sofferto in fase di ripiego e palesato ancora dei limiti nell’adattamento al ruolo di attaccante esterno. Ma quando i suoi compagni erano già con la testa negli spogliatoi ha preso palla e ha deciso di diventare il secondo marcatore straniero più giovane della storia del Milan. Un dato significativo, che però dice poco della bellezza racchiusa nel primo goal del classe 1999. Una bellezza nascosta nella serpentina con cui si è fatto beffe di mezza Fiorentina. E nel sinistro chirurgico con cui ha permesso alla sfera di accarezzare il palo e di accomodarsi in rete. Un goal bellissimo, da predestinato.
A 19 anni, nel bel mezzo di una contestazione, Leão si è inoltrato nella difesa viola con l’arroganza di un giaguaro mostrando quel coraggio indomabile che nella tradizione dei Maya viene associata proprio al grosso felino, il cui nome in lingua tupi vuol dire “colui che uccide con un balzo”. Analogie feline a parte, l’attaccante portoghese sembra avere davvero tutto ciò che serve per aiutare il Milan ad uscire dal momento no e per diventare – nel medio-lungo periodo – una stella della formazione rossonera e non solo.
Per quanto vada ancora disciplinato tatticamente – deve trovare il suo vero ruolo – Leão ha tutte le caratteristiche per essere un attaccante moderno coi fiocchi. La rapidità, la qualità nel dribbling, la visione di gioco e la ricerca costante dell’uno contro uno sono alcuni dei punti a suo favore. Senza dimenticare quella straordinaria sfrontatezza e consapevolezza nei propri mezzi che spesso trasforma un buon prospetto in un campione. I margini di miglioramento sono evidenti e i tifosi sperano di aver trovato davvero quel potenziale fuoriclasse capace di emozionare San Siro. Quel fuoriclasse che manca da tanto, troppo tempo e di cui il Milan – ora come ora – avrebbe un disperato bisogno.




