Il Milan domani sera sarà impegnato in Supercoppa, i cugini presentano diverse lacune: ecco dove il Diavolo può far male all’Inter
Ancora poco più di ventiquattro ore e – come ben sappiamo – verrà assegnato il primo trofeo nazionale della stagione. A contendersi la Supercoppa Milan e Inter. Campioni d’Italia contro detentori della coccarda tricolore. Una partita che si prospetta equilibrata: basta guardare la classifica del campionato, dove le meneghine sono divise da un piccolo punto di distanza. Per puntellare la bacheca con l’Ea Sports Supercup servirà quindi la massima cura di ogni dettaglio. Andiamo a vedere dove i rossoneri possono far male ai cugini nerazzurri. E affondare magari il colpo decisivo.
Partiamo dalla zona di campo dove l’Inter ha costruito – prima con Conte in Serie A, poi con Inzaghi nelle coppe – i propri successi. Vale a dire le fasce laterali. Stiamo però parlando di compagini strutturalmente diverse da quella vista nella corrente stagione. Le partenze di Hakimi e (soprattutto) Perisic si sono fatte sentire . Domani sera dovrebbero giocare Darmian a destra e Dimarco sulla mancina. Buoni giocatori, onesti mestieranti ma non certamente forze della natura come il tornate marocchino e l’ala croata. Nati entrambi terzini, nonostante i due italiani abbiano comunque propiziato il successo di dodici mesi fa contro la Juventus (traversone del secondo e sponda dell’ex di turno per il tap-in di Sanchez) sarà proprio sulle corsie laterali che il Milan potrà spingere con più spensieratezza rispetto alle stracittadine 2020/21 e 2021/2022. Fondamentale quindi ritrovare la potenza di Theo Hernandez e la vivacità di Leao. E a capitan Calabria “basterà” limitare il sinistro educato del dirimpettaio.
Milan-Inter, le chiavi tattiche della Supercoppa
Milan, Supercoppa: ecco dove puoi far male all’Inter
LEGGI ANCHE Milan-Inter, a voi la Supercoppa: un po’ di storia
Nelle odierne trame di gioco nerazzurre sono altri due quindi i giocatori imprescindibili. Ossia Calhanoglu e Dzeko. Fondamentale non far ragionare l’odiato regista turco e – in egual misura – fare in modo che non arrivino sui piedi del centravanti bosniaco palloni puliti, facilmente giocabili. Ribadiamo, sui piedi. L’intelligente rifinitore offensivo, nonostante i centonovantatre centimetri d’altezza, fatica più del dovuto infatti quando deve gestire la sfera di cuoio sopra al tronco del corpo. Già dalla scorsa stagione l’Inter si è dimostrata povera di idee quando costretta al lancio lungo (pecca solo parzialmente “recuperata” con la lunga e precisa gittata di Onana).
Ma il vero punto debole dei cugini rimane la tenuta difensiva. Distratta sui calci da fermo e con evidenti problemi nella marcatura dell’uomo in area di rigore. Soprattutto quando il non sempre impeccabile filtro del centrocampo permette agli avversari di giocare nella metacampo interista a palla scoperta. Tra campionato e Champions League lontano da San Siro l’Inter ha già raccolto ventidue volte il pallone in fondo al sacco. Riad dista oltre cinquemila chilometri da Milano…