La strana formula del Milan che si esalta nelle emergenze nonostante il numero delle indisposizioni e degli infortuni. Un paradosso e un certezza viaggiano in parallelo lungo i campi di Milanello. Quando il Milan è un Milan in emergenza gioca meglio. Neanche se la cava, no, gioca meglio, mostra a tutti qualcosa in più, una forza interiore e di gruppo che lo esalta sempre. È successo più volte la scorsa stagione: a ranghi ridotti si è visto il miglior Milan, al completo non sempre invece è stato all’altezza delle aspettative (Spezia-Milan 2-0 del 13 febbraio con tutti i titolari ha fatto storia, per citare il primo esempio che balza alla mente).
La chiamano unione, risultato di un eccellente lavoro impostato negli ultimi anni dal Club (che ha scelto minuziosamente i nomi sul mercato), frutto di un altrettanto encomiabile lavoro di Pioli in allenamento coadiuvato dalla “spalla Ibrahimovic”, elemento di carisma ed esperienza tecnica invidiato da molti allenatori. Il mix è esplosivo e si è visto eccome nelle ultime due uscite di campionato – con la rosa in palese emergenza appunto – contro la Roma a San Siro e il Venezia sul verde del “Penzo”.
Portabandiera del gruppo nell’ultima settimana Alessandro Florenzi, senza nulla togliere ovviamente a Ibra e a tutti gli altri. Anche più di Tonali, proiettato a diventare un futuro capitano del Milan, più di Theo Hernandez in versione trascinatore insieme a Rafa Leao sulla corsia di sinistra. Florenzi incarna oggi il milanismo più puro e vincente. Eccolo un altro paradosso: lui che è romanista nell’animo e a Milanello c’è arrivato solo in estate. Contro la Roma, da ex, ha distribuito in campo energie mai viste in stagione con una continuità impressionante e ha accarezzato anche il primo gol sotto la Sud.
Contro Roma e Venezia sei gol realizzati, uno solo subito: qual è il segreto? Ecco qualche riflessione…
Milan, al completo è bello ma decimati è meglio: la strana formula
In Laguna si è confermato lottando su decine di palloni e ha condiviso con l’avversario attimi di sportività. Florenzi è questo, anche un esempio di fair-play. La sua irruente esultanza diretta al settore ospiti a fine partita poi è l’esultanza di un milanista convinto, vero, molto legato ai colori che indossa. È questa la cifra decisiva all’interno della formula magica (se così vogliamo definirla) del Milan di Pioli, che matematica non è ma è puramente “formula di spirito”: il desiderio di dimostrare, sommato all’unione del gruppo e al rispetto per la maglia consente di sopperire anche a undici pensanti assenze in organico.
Confermarsi ora è d’obbligo. Pioli recupera Fik Tomori, da oggi nuovamente con i compagni dopo l’isolamento per Covid. L’inglese è risultato negativo all’ultimo tampone e sarà quindi in campo nei prossimi impegni. Da capire se Pioli vorrà o meno schierarlo in Coppa Italia giovedì contro il Genoa, di sicuro con lo Spezia lunedì ci sarà e darà il cambio a uno tra Kalulu e Gabbia al centro del reparto. La corsa sull’Inter è entrata nella sua fase calda e probabilmente decisiva e il Milan non può sbagliare. Lo scorso anno fu proprio il derby a spezzare definitivamente la stagione dei rossoneri.
Il Milan per la verità ci arrivò svuotato dalle sconfitte contro Juventus, Atalanta e Spezia, un inizio di 2021 terrificante. La storia non deve ripetersi. Sulla strada verso la stracittadina del 6 febbraio il diavolo affronterà una big (la Juventus) e come antipasto una “piccola” (lo Spezia appunto). Stessa sorte per i cugini, chiamati alle prove con Atalanta prima e Venezia poi, ma con un match in meno in classifica rispetto al gruppo di Pioli, la sfida contro il Bologna da recuperare per un nuovo potenziale +4 in classifica. Uno sgambetto l’Inter può anche permetterselo ma il Milan, il Milan no.




