Da calciatore a dirigente, dal campo alla scrivania, Zlatan Ibrahimovic è solo l’ultimo esempio in casa Milan. Uno dei primi a cambiare ruolo fu Cesare Maldini, il papà di Paolo: fu capitano del Milan di Nereo Rocco, primo tra i club italiani campione d’Europa nel 1963; sempre con Rocco, in rossonero Cesare visse un’altra avventura da collaboratore prima di diventare – anni dopo – allenatore, capo degli osservatori, direttore tecnico e addirittura consigliere del turco Fatih Terim. Un tuttofare insomma.
Ibrahimovic infinito
Prima che il figlio Paolo iniziò a seguirne le orme, un altro ex calciatore rossonero si mise in mostra dietro la scrivania: Leonardo. Il 25 luglio del 2018 il brasiliano – ex attaccante del Milan dal 1997 al 2001 – venne annunciato nelle vesti di direttore generale dell’area tecnico-sportiva; la sua avventura da dirigente in Via Aldo Rossi durò però soltanto pochi mesi: Leonardo se ne andò perché in disaccordo con i piani del fondo Elliott. Avventura sfortunata anche per Zvonimir Boban, assunto dal Milan il 14 giugno 2019 come Chief Football Officer, ruolo che mantenne per appena nove mesi: nel marzo 2020 Zvone venne licenziato per giusta causa “con effetto immediato” per divergenze con l’amministratore delegato Ivan Gazidis. Riavvolgendo il nastro, guardando cioè ancora al passato, anche a Gianni Rivera l’abito da dirigente al Milan non portò buoni risultati: da capitano, appesi gli scarpini al chiodo venne subito promosso al ruolo di vicepresidente, carica che ricoprì fino all’avvento in Via Turati di Silvio Berlusconi.
Da calciatore a dirigente
Restando invece ai giorni nostri, sono tre gli esempi più significativi di ex calciatori del Milan diventati diligenti, o qualcosa di molto simile: Franco Baresi e Daniele Massaro ricoprono oggi entrambi il ruolo di brand ambassador, testimonial negli eventi che il Club organizza in giro per il mondo. Mansione marginale, con responsabilità pressoché azzerata ma comunque importante. Con un peso certamente diverso gli incarichi assegnati invece a Paolo Maldini, nell’agosto del 2018 nominato da Elliott direttore dello sviluppo strategico dell’area sport e poi a capo dell’area tecnica dopo l’addio di Leonardo. Soddisfazione? Tanta. Per la vittoria dello scudetto nel 2022 soprattutto, undici anni dopo l’ultimo titolo conquistato dal Milan, ma anche per il ritorno dei rossoneri in Champions League e la conquista delle semifinali, lo scorso maggio. Soddisfazione ma anche molta amarezza: per visioni non allineate con quelle della nuova proprietà americana, il fondo RedBird, un anno dopo la vittoria del campionato Maldini è stato sollevato dal suo incarico, insieme a lui anche il direttore sportivo Ricky Massara, sostituiti da una squadra di lavoro; il Milan poche ore prima aveva giocato a San Siro l’ultima partita della stagione e, tra le lacrime, salutato Ibra per l’addio al calcio giocato.




