È riduttivo analizzare il peso della rivoluzione (della innovazione, se preferite) di RedBird nel Milan focalizzandosi soltanto sulla crescita della Prima Squadra. Certo, il core business del Milan si è sempre sviluppato attorno alla sua formazione di rilievo, ma chiaro è – lo diciamo in chiave metaforica – che se un albero resta nel tempo rigoglioso è anche perché le sue radici vengono costantemente ben nutrite e curate. Tradotto: RedBird, Gerry Cardinale, la nuova dirigenza sono ben consapevoli che un lavoro meticoloso, di sviluppo, tutela, crescita, andava fatto in passato (come successo ad esempio nel Milan di Silvio Berlusconi) e va seguito con costanza anche attorno alle fondamenta.
Nel nuovo Milan dall’ambizione sempre più verde, rigogliosa appunto, le radici sono il Settore Giovanile, da poche settimane rappresentato da una nuova figura al comando: il Prof. Vincenzo Vergine. Il Settore Giovanile del Milan non è solamente campo, è anche studio, formazione, scuola, psicologia. Tutti aspetti sui quali Vergine ha iniziato a concentrare il suo lavoro. Il Professore arrivato dalla Roma divide le sue giornate tra Milanello e il Vismara, otto, nove, dieci, dodici ore al giorno per il Milan. Vergine delle giovanili rossonere è anche il direttore sportivo.
C’è un altro Milan che macina punti e guarda tutti dall’alto verso il basso: è la Primavera allenata da Ignazio Abate, dopo nove uscite stagionali in campionato prima in classifica con due punti di vantaggio sull’Inter. Otto successi e un pareggio in Italia, due vittorie su due centrare invece in Youth League…non male insomma. La Seconda Squadra è un mix di talento, ma nell’analisi della sua crescita esponenziale e convincente è troppo riduttivo parlare solo di qualità tecniche. La Primavera è ben allenata, il legame tra lo staff tecnico e lo spogliatoio solido più che mai, e tutto questo incide. C’è un forte senso di appartenenza poi, e la consapevolezza del valore assoluto della maglia indossata da tutti i protagonisti in campo. Il Milan è il Milan, ad aver paura devono essere gli avversari.
Così come per la Prima Squadra allenata da Stefano Pioli, il Milan Primavera viaggia ad alta intensità, in allenamento e in partita. Pioli e Abate si confrontano spesso su questo tema, lo hanno fatto sin dal primo giorno che i loro nomi sono apparsi in cima agli elenchi degli staff tecnici delle due principali formazioni rossonere. Il Milan non si risparmia, quando c’è da lavorare l’asticella dell’attenzione è massima e il ritmo altrettanto. Così, quando un giocatore della Primavera viene aggregato in Prima Squadra a Milanello anche solo per una sessione di allenamento i tempi di adattamento sono ridotti, in pratica limitati al grado tecnico-tattico indubbiamente più elevato.
Il talento alla Primavera capolista in campionato non manca. Quello degli italiani Diego Sia, Filippo Scotti, Tommaso Mancioppi, Pietro Parmiggiani, del terzino marocchino Adam Bakoune (di nazionalità italiana) cresciuti sotto l’ala di Ignazio Abate già in Under 16 sono noti. Il talento dei giovani provenienti oltre confine, scelti attentamente da Antonio D’Ottavio, Geoffrey Moncada e dalla fitta rete di osservatori milanisti sparsi per il mondo sono oggi una bella sorpresa. Alejandro Jiménez, ad esempio, terzino destro classe 2005 sbarcato a Milano in estate in uscita dal Real Madrid si è subito adattato alla nuova realtà italiana prendendosi la scena. Jan-Carlo Simic, nato in Germania ma di nazionalità serba, 18 anni, difensore centrale è un altro profilo molto interessante anche in ottica Prima Squadra. Una rete e un assist nelle prime sei presenze in stagione, era arrivato un anno fa dallo Stoccarda. Jiménez e Simic sono gli ultimi stranieri di un elenco destinato a crescere stagione dopo stagione. La base quindi è buona, i metodi sempre più eccellenti. Tutto, insomma, promette bene.