Sui social una frangia di tifosi del Milan punta il dito sulla nuova Proprietà, a detta dei “soliti disfattisti” povera in soldi, visione e idee. La riflessione che va fatta però è un’altra, questa preoccupante per davvero. L’analisi del Direttore di dailymilan.it, Luca Rosia.
C’è un dato, anzi un divario, una forbice che analizzata è davvero molto preoccupante. La Premier League, il massimo campionato di calcio inglese, il campionato più seguito al mondo, durante la sessione invernale del calciomercato ha speso (o se preferite “investito”) oltre 800 milioni.
Per la precisione, i club inglesi hanno sborsato 829 milioni per rafforzarsi in corsa, al giro di boa. In Serie A, nella stessa sessione di mercato – che da noi chiamiamo “di riparazione” – la cifra complessiva spesa dalle società è stata di 31 milioni, meno anche della vicina e bistrattata Ligue 1 francese – che però sta conquistando largamente terreno – seconda con oltre 100 milioni in più messi sul piatto.
Questa Serie A va cambiata, il Milan lo dice da tempo
È preoccupante. Altro che Milan allo sbaraglio! Il problema – lo diciamo ai tifosi rossoneri più critici e disfattisti – non è la nuova Proprietà con il braccino corto: RedBird è un fondo, e come tale deve giustamente gestire ogni entrata e ogni uscita con attente riflessioni finanziarie. Il problema è un campionato, la Serie A, e un sistema – più in generale il “calcio italiano” – che invece di decollare sta lentamente (o forse nemmeno troppo) planando verso l’anonimato.
Commenti?
Parto io: beati loro. pic.twitter.com/uIDzciXSES
— Fabrizio Biasin (@FBiasin) February 1, 2023
Milan, ma quale Proprietà assente! Il problema è il crollo della Serie A
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La somma di una progettualità pressoché inesistente, lasciata al singolo, allo sbaraglio più che a “bene comune”, e di rapporti politici tutt’altro che costruttivi, sfociano verso un unico triste risultato: i nostri club all’estero non sono più competitivi come un tempo e anche la nazionale ne risente. Certo, per fortuna l’ultima parola spetta sempre al campo, e a volte l’alchimia tra talento e spirito di gruppo genera fenomeni come il Napoli di Spalletti, il Milan di Pioli scudettato e l’Italia di Mancini all’Europeo.
La squadra terzultima in Premier ha più possibilità di investire del Milan
Senza stadi di proprietà che creino indotto per i territori ma soprattutto – egoisticamente – un’impennata di crescita-vera nelle casse dei club, la distanza con la Premier e la Ligue 1 sarà purtroppo sempre più marcata. Il Bournemouth, che in classifica è paragonale all’Hellas Verona della Serie A, ha un piano di sviluppo ambizioso da far invidia a molti top club (e rischia la retrocessione). Il Bournemouth per Zaniolo era pronto a sborsare 32 milioni di euro per strapparlo alla Roma.
Il Milan – stesso anno di fondazione della società inglese e stessi colori, che furono di ispirazione per i The Cherries a inizio anni Settanta – non ha potuto pareggiare l’offerta proveniente da Oltremanica. Red Bird oggi, così come Elliott fino a novembre, sul capitolo “stadio” continua a insistere (alla faccia della Proprietà assente!), tanto da farci affermare con totale certezza che il Milan è in questo momento il club della Serie A con le basi più solide, il più votato allo sviluppo.
Lo scatto però deve arrivare dalla politica, intanto da chi il calcio in Italia lo governa. Nel Belpaese la tassazione non aiuta anche in tutti gli altri settori, così come i continui dibattiti rallentano il progresso (basti pensare a cosa sta succedendo attorno alla nascita del nuovo impianto di Inter e Milan). C’è di fondo un problema di visione, di iniziativa, di coraggio forse, di posizione sicuramente. In Inghilterra la Premier è partita per tempo, ha risolto problemi e creato opportunità. Ha lavorato compatta con le istituzioni e ha accolto anzitempo investitori dall’estero. È diventata prima appetibile e ora spettacolare. Ha puntato al futuro e i suoi club oggi raccolgono i frutti, lontani anni luce da noi, anche oltre confine.