Milan, rinnovo Leao: cosa sta succedendo veramente? Il “gelo” raccontato dalla Gazzetta e la precisazione del Milan. L’analisi del nostro Direttore, Luca Rosia.
Solidarietà. Parto da qui. Solidarietà nei confronti del collega della Gazzetta dello Sport, Carlo Laudisa, per i vergognosi attacchi ricevuti ieri su Twitter dal solito buco nero del web (allenatori improvvisati, direttori sportivi, campioni da tastiera). Solidarietà nei confronti di un professionista che fa il suo lavoro, racconta, spiega, narra con dovizia di particolari attingendo – come metodo onesto e tradizionale – dalle proprie indiscutibili fonti. Punto.
Rispetto, invece, per la presa di posizione netta del Milan, del Club e dei suoi dirigenti, che attraverso una nota di precisazione apparsa su Twitter, nel pomeriggio di ieri ha chiarito che tra la Società e Leao il dialogo non è affatto interrotto: “la narrazione giornalistica – ha riportato il comunicato dei rossoneri – di un presunto gelo tra le parti non solo è totalmente infondata ma anche lesiva nei confronti del Club e del suo giocatore”.
Milan, rinnovo Leao e il caos dei procuratori: la verità
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Il negoziato per il rinnovo di Leao va avanti, a singhiozzo ma prosegue. Cosa c’è di sbagliato nell’articolo della Gazzetta e cosa di giusto sulla nota appuntita del Milan? La verità – in questi casi – si ferma sempre a metà strada. Non c’è nulla che non rispecchi la cronaca del momento nel pezzo sulla rosea a firma di Carlo Laudisa, forse condito solo da un “lessico esasperato”. Gelo, strappo, interruzione, scontro…poco cambia. È assodato che il dialogo tra le parti – l’entourage di Rafa, Maldini e Massara – abbia bruscamente subito una frenata da dicembre a oggi. Maldini in particolare si aspettava di risolvere la “pratica Leao” prima di fine 2022 e siamo ancora qui, all’alba di febbraio con un pugno di mosche in mano.
Il cuore del problema
I procuratori di Leao giocano sporco? Giocano, bene o male dipende dai punti di vista. Fanno le loro mosse all’interno di un recinto di regole purtroppo poco chiare. Un modus operandi parte ormai del sistema, dove agenti e parenti – nel dialogo tra Milan e Leao incide molto anche il parere del padre del giocatore – hanno spesso e volentieri (per non dire sempre) il coltello dalla parte del manico. I giocatori di calcio oggi sono ostaggio di “professionisti” chiamati a curare i loro interessi.
Agenti che il più delle volte alzano il livello del dibattito (e coinvolgono anche i tifosi deviandone l’umore) a mezzo stampa, indicando dettagli o svelando retroscena al giornalista di turno, o sul giornale più letto. Fa parte del gioco. In questo gioco, che peraltro vede due ostacoli non di poco conto ancora da superare (il risarcimento che Rafa deve allo Sporting Lisbona per il trasferimento al Lille e la clausola rescissoria, che il Milan vorrebbe confermare a 150 milioni e l’entourage del portoghese dimezzare) il Milan ha voluto ieri “tendere la mano”, in soldoni, mantenendo il livello della trattativa “in un clima sereno e professionale”. Normale, giusto e comprensibile nella settimana più drammatica – sportivamente parlando – delle ultime stagioni rossonere, peraltro proiettata al derby contro l’Inter. Ecco spiegata meglio la situazione.
Rinnovo Leao, la clausola del Milan e la posizione del portoghese
Aggiungo un appunto, un pensiero a margine, uno spunto di riflessione. Leao dice – attraverso i suoi modi social – di amare il Milan, di voler rimanere a Milanello (ieri ha likeato la nota del Club su Twitter e su Instagram pubblicato nelle storie una foto di allenamento in cui appare sorridente) ma non prende posizione sulla clausola, lasciando ai suoi agenti – Jorge Mendes e l’avvocato francese Ted Timvula – ogni tipo di onere.
Se io – ponendomi nei panni di Rafa – volessi veramente costruire una carriera in rossonero, sulla clausola non mi porrei alcun problema. Così facendo, invece, sembra quasi che Leao cerchi di accontentare il Club e i suoi tifosi da una parte (peraltro chiedendo 7 milioni di euro in cambio a stagione) e di trovare una scappatoia facile facile dall’altra. Settanta milioni per lasciare Milanello è pura follia. Il Milan ha tutti gli interessi a mantenere aperto il dialogo per evitare che un altra gemma del proprio patrimonio tecnico (dopo Donnarumma, Calhanoglu e Kessie) scappi a costo zero tra un anno. Siamo nell’Era dei 120 milioni per Enzo Fernandez e dei 100 milioni per Mychajlo Mudryk (chi è? Appunto!). Scendere a settanta milioni – cari procuratori – è una presa in giro bella e buona.