Campioni di carattere ed esperienza al fianco dei più giovani. Antonio Nocerino si racconta in diretta con “Che Fatica La Vita Da Bomber”. E lancia un messaggio al Milan.
Del giorno che si incontrarono per la prima volta sul centrale di Milanello Nocerino porta ancora i segni sulla pelle: «Facevamo possesso palla e Zlatan mi diede un colpo con l’anca talmente forte che mi fece fare un volo incredibile». Come marcare il proprio territorio, ma l’intento di Ibrahimovic è sempre stato un altro: trasmettere ai compagni di squadra tutta la sua energia. «Con giocatori così ti scatta qualcosa dentro: devi pedalare!» spiega ilNoce ospite di una Q&A in diretta Instagram con la community di “Che Fatica La Vita Da Bomber“.
Nocerino storia Milan: che intesa con Ibra!
Nell’anno dell’ultimo scudetto la connessione Nocerino-Ibrahimovic fu davvero magica: con la spinta del campione svedese Antonio collezionò prestazioni di buon livello e un bel bottino di gol; furono undici alla fine della stagione: «Io non sono mai stato forte – racconta con l’umiltà che lo ha sempre contraddistinto –, ero un buon giocatore che conosceva i propri limiti. Sfruttavo i grandi campioni per crescere». Crescita che al fianco di Ibra fu esponenziale: «I grandi campioni sono la fortuna dei giocatori che vogliono migliorare, crescere e alzare l’asticella. Quando Ibra corre si alza l’erba da terra. Se lo fa lui devi farlo anche tu. O corri come lui, oppure fai fatica».
Nocerino storia Milan: il giusto mix
Fu speciale anche il rapporto con Stephan El Shaarawy: «In questo Milan lo vedrei bene. È un giocatore di livello, mi piace tantissimo. Tranne per i capelli. A Milanello lo prendevo in giro, lo chiamavo “ananas”. Nella mia squadra lo prenderei». Ecco, appunto, in questo Milan «giovane e in costruzione» manca la giusta dose di esperienza. Nocerino celebra Gigio Donnarumma («il miglior giocatore italiano in attività») e approva l’operazione Ibra, tornato a gennaio a Milanello per risollevare un diavolo ferito e finito all’angolo: «Zlatan ha tolto pressione ad altri giocatori. Gli occhi vanno tutti su di lui e i giovani così hanno meno responsabilità. Di giocatori come Ibra ce ne vorrebbero tre o quattro in più». Senza una rosa equilibrata, competere con le squadre di vertice è impresa ardua per qualsiasi club: «La maglia del Milan è un macigno, io l’ho sempre detto, non tutti la possono portare. Puntare su un gruppo di giovani e su giocatori più esperti permetterebbe alla squadra una crescita buona e veloce. Solo con i giovani si fa sempre molta fatica».
Nocerino storia Milan: le lacrime del Camp Nou
Il traguardo del Milan si chiama Champions League, un palcoscenico che Antonio conosce molto bene: «Mi ricordo il gol che feci a Barcellona nel 2012. Ma soprattutto ricordo le lacrime di mio padre, che non era mai uscito dall’Italia per vedere una partita ed è venuto al Camp Nou. Segnai ma perdemmo 3-1. In tribuna papà si era emozionato. Fu una cosa bellissima». Cartolina di un’avventura, quella in rossonero, che l’ha segnato profondamente rendendolo un uomo migliore. Fondamentale fu il legame con la tifoseria: «I tifosi si rispecchiavano in me e questo mi ha sempre fatto molto piacere. Il calcio prima o poi finisce, ma l’uomo rimane. Ho dato l’anima, in campo non mi sono mai risparmiato». Come dire: «Se mi togli pure quello…è finita!» Oggi come ieri, Antonio Nocerino campione di umiltà.