“Se vieni qui ti faccio vincere il Pallone d’oro”, disse una persona per convincere Andriy Shevchenko a venire al Milan. Quella persona era Ariedo Braida e nessuno si sarebbe mai immaginato che quella frase avrebbe cambiato la storia recente dei rossoneri in Italia e in Europa. L’inizio di un rapporto d’amore diviso in due parentesi e condita da una Champions League, una Supercoppa UEFA, un campionato italiano, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana (nella quale, in finale, travolse da solo la Lazio) e due titoli di Capocannoniere in Serie A oltre al Pallone d’oro nel 2004.
Tutto inizia nel novembre del 1997. Il Milan decide di inviare Italo Galbiati in Catalogna per seguire Barcellona-Dinamo Kiev. E’ amore a prima vista. L’osservatore rossonero mandò un telegramma alla dirigenza che recitava: “Giocatore fortissimo fisicamente, veloce, rapido nel dribbling. E’ in possesso di fantasia, calcia bene con entrambi i piedi, fa gol, forte nel gioco di testa. Gioca su tutto il fronte d’attacco, sa chiamare la profondità come pochi giocatori. Considerando la sua giovane età sono rimasto impressionato per la sua facilità di gioco. E’ un giocatore emergente. Superfluo aggiungere: E’ DA MILAN“.
Nell’estate del 1998, il Milan decise di acquistarlo per 41 miliardi di lire. Una cifra importantissima per l’epoca. Shevchenko si convinse a venire in Italia, non prima di aver fatto una chiacchierata con Ariedo Braida, ai tempi uomo mercato della società di Berlusconi che volò a Kiev per convincerlo. “Mi disse che con quella maglia avrei vinto il Pallone d’oro, alla fine aveva ragione lui“.
Nel 2006, poi, arrivò il trasferimento al Chelsea. Soltanto due anni in Inghilterra, prima di far ritorno a casa. Berlusconi e Abramovich, infatti, si accordarono per un prestito e l’ucraino tornò a Milano. Nella sua seconda parentesi rossonera, però, Sheva vestì la 76 e non la sua “solita” 7, occupata da Pato. Solo una stagione (2008-09) prima di far ritorno al Chelsea e poi chiudere la carriera alla Dinamo Kiev.
In totale, in 8 stagioni con la maglia del Milan, Sheva ha collezionato 322 presenze e segnato 175 gol, che lo rendono il secondo miglior marcatore della storia del Milan dietro a Nordahl. E chissà se ancora oggi, prima di andare a dormire, ripensa a quel rigore che a Manchester nel 2003 regalò la Champions al Milan. Una cosa è certa: la storia tra i rossoneri e l’ucraino resta, e resterà, per sempre nel cuore di tutti i tifosi del Diavolo.