Ultimamente, sempre più voci danno Antonio Conte come probabile prossimo allenatore del Milan. Dopo aver analizzato ieri i motivi del sì, vediamo oggi quelli del no.
Dalla metà di gennaio, cioè dall’inizio della crisi del Milan, parte della stampa continua ad associare il nome di Antonio Conte alla panchina rossonera. C’è realmente questa possibilità o sono solo desideri utopistici? Il tempo di Conte al Tottenham è volto al termine e l’allenatore salentino ha voglia di tornare ad allenare in Italia. Al Milan? Ieri avevamo analizzato i motivi del sì, oggi invece scopriremo quelli del no.
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Il primo è l’altissimo ingaggio. Conte percepisce al Tottenham 17 milioni di euro l’anno e anche se si riducesse lo stipendio a 10/12 milioni, il totale lordo arriverebbe a 20/24 milioni dato che non può sfruttare il decreto crescita. Una enormità! Il secondo motivo è che il Milan necessita di un allenatore su cui possa contare a lungo termine, in modo tale da portare a conclusione il “famoso” progetto nato qualche stagione fa: conquistare l’ottavo titolo di campione d’Europa. Conte il suo massimo l’ha raggiunto alla Juventus dove ha allenato tre anni, nelle altre squadre al massimo è resistito due.
Gerry Cardinale ha l’obiettivo di riportare il Milan in cima a tutto, quindi ha bisogno di un allenatore vincente soprattutto in campo europeo. Conte non lo è. E’ arrivato al massimo ai quarti con la Juventus nella Champions 2012/13 e due volte agli ottavi, una con il Chelsea e una con il Totthenam. Tutto questo con squadre i cui allestimenti sono costati centinaia di milioni.
La politica del Milan è basata sull’attenzione al bilancio, stipendi calmierati e investimenti su calciatori giovani. Non riusciamo proprio a comprendere quindi come il Milan e Antonio Conte possano trovare una visione in comune. Per Juventus e Inter sarebbe una minestra riscaldata, tanto più che l’addio a Torino e Milano non fu indolore. Forse è la Roma, nel caso in cui andasse via Mourinho, l’unica squadra italiana che potrebbe accogliere il tecnico pugliese.