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Analisi

Il Milan ha licenziato il Milan! A Maldini offerto un nuovo ruolo (da presa in giro)

Riflessioni sulla separazione tra il Milan e Maldini: non si discute la scelta, si discutono i modi e com'è stata gestita a livello comunicativo.
Luca RosiaDi Luca Rosia07/06/2023Aggiornato:07/06/2023
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Milan, Bennacer vicino al rinnovo: Paolo Maldini fiducioso
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Riflessioni sulla separazione tra Milan e Maldini: non si discute la scelta, si discutono i modi e com’è stata gestita a livello comunicativo. Una voce: lunedì Cardinale avrebbe offerto all’ex capitano una carica diversa, decisamente più marginale. Ma Paolo era ambizioso, dopo la scalata delle ultime stagioni non avrebbe mai accettato.

Nelle ultime ore Paolo Maldini è stato etichettato in più modi. Incompetente nei salotti dei tuttologi del web, presuntuoso da chi si è limitato a ricordare le sue recenti dichiarazioni indirizzate alla proprietà in diretta tv. Sono riusciti a definirlo anche “poco furbo e poco opportunista” – concedeteci il termine – per nulla “paraculo”, dipinto uscito addirittura dell’ambiente Milan. Dite quello che volete, Maldini in tutti questi anni è stato di sicuro sincero, schietto e più semplicemente autentico.

Leggi anche: Milan, Repubblica svela: a Maldini fu dato il budget, ecco quale

Paolo al centro del suo Milan

Ha sempre seguito la sua strada Paolo, fin dal primo giorno a Casa Milan. Ha chiesto al suo ritorno, da dirigente, un incarico di primo piano, da manager, responsabile, è passato dal dirigere l’area sportiva dedicata allo sviluppo strategico a quella tecnica, a stretto contatto quotidiano con la squadra e il campo. Con maestria e un modus operandi impeccabile, figlio della professionalità che ha sempre mostrato fin da giocatore, Maldini è diventato con merito il frontman del reparto dirigenti.

In cuor suo sarebbe voluto diventare un giorno il nuovo Adriano Galliani del Milan, e i primi passi lo avevano portato lontano. Sul palco del Festival dello Sport di Trento, a ottobre del 2018 spiego i compiti del suo primo ruolo: «Io e Leo (Leonardo, allora diesse) ci dividiamo l’area sportiva. Il lavoro è tantissimo: non è solo gestire la squadra, giocatori, allenatori, acquisti e cessioni. È anche dare una certa linea, un senso di appartenenza al club». Ecco cos’è sempre stato Maldini, e ancora prima lo fu Galliani: un vero milanista al servizio del Milan.

Leggi anche: Milan, retroscena: Moncada e Furlani, rapporto solido nato ai tempi di Elliott

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Maldini-Cardinale, attriti che duravano un anno

Con l’arrivo di RedBird ai piani alti, molto è cambiato. Fin da subito Gerry Cardinale è stato trasparenze con l’ex capitano e leggenda rossonera: da quel momento in poi, il metodo Milan sarebbe cambiato. L’idea della rivoluzione era nata gradualmente, di traverso si erano messi – per così dire – lo scudetto appena conquistato e l’entusiasmo alle stelle della tifoseria. Non si poteva allontanare Maldini subito, ecco dunque la scelta di proseguire insieme almeno per un’altra stagione.

L’inizio non è stato dei migliori e forse già lì si poteva prevedere il triste epilogo degli ultimi giorni: il rinnovo del contratto di Maldini fu tribolato, il mercato per questo venne riacciuffato da Paolo solo nei mesi più caldi dell’estate, in ritardo sul ruolino di marcia. Le difficoltà di Maldini furono sostanzialmente due: far collimare la sua idea di Milan con quella di Cardinale, ridisegnare la campagna acquisti con pochissimo tempo a disposizione.

Maldini consulente del Milan, che schiaffo!

Una voce racconta che lunedì mattina, in un hotel di Milano, Gerry Cardinale non avrebbe (non avrebbe) dato il benservito al figlio di Cesare in una manciata di minuti; questo è rimbalzato ieri su più o meno tutti i media ufficiali. Sembra appunto sia andata diversamente. Nel faccia a faccia con Maldini, Cardinale avrebbe parlato di una nuova fase per il futuro ribadendo concetti già espressi la scorsa estate. Non solo, udite udite, Cardinale avrebbe ipotizzato un nuovo scenario insieme: a Maldini, si vocifera sia stato offerto un ruolo diverso, defilato, non più da capo dell’area tecnica ma da consulente esterno del Club. Non uno, due decisi e roboanti passi indietro.

Da qui, la scelta del direttore tecnico, inevitabile, di farne uno ancora più clamoroso, ma di lato. Uscire di scena e senza cerimonie di genere o pubbliche standing ovation, così come in effetti racconta la lunga cronaca di ieri. Magari non le avrebbe meritate del tutto le cerimonie, Paolo però – il nome “Milan” nel cognome e sulla pelle – non meritava nemmeno quattro righe scarne su un comunicato da Club di provincia. Stile e riconoscenza, qui, sotto il cielo di Milano, sono marchi di fabbrica da sempre. Qualcuno, uno di questi giorni, lo dica a Cardinale.

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