Continuano i dibattiti su cosa fare di San Siro, se sia meglio tenerlo o trovare un altro luogo per il nuovo stadio del Milan: le novità. Capiamoci, che il Milan giochi nel quartiere che l’ha reso una leggenda o qualche decina di chilometro più in periferia cosa cambia? Nella sostanza nulla. Dedicarsi alla ristrutturazione completa o pressoché totale dello storico Meazza, ovviamente, comporterebbe maggiori voci nell’elenco dei costi, tanto che ai due club calcistici della Città l’opzione del vecchio stadio da far rinascere non è mai stata del tutto convincente. Sulla questione economica si è discusso parecchio, così come sulla scelta strategica di Inter e Milan che avrebbero voluto, al contrario, un nuovo impianto a poche decine di metri di distanza dalle torri del terzo anello.
La scelta dei rossoneri oggi si è spostata un po’ più a sud, in periferia, lontano da critiche, polemiche, principi e teorie politiche. Lontano da limiti, vincoli o cose simili: il nuovo stadio di proprietà del Milan nascerà a San Donato Milanese, un impianto moderno e a regola d’arte, funzionale e dotato di ogni comfort. Una struttura dal grande respiro, in linea con i grandi stadi d’Europa di più recente realizzazione. Una cittadella da vivere a 360 gradi e che genererà un indotto non indifferente al territorio circostante, in grado di raccontare il Mondo Milan ogni singolo giorno della settimana.
Milan, la partita persa di San Siro è una sconfitta soprattutto per la Città
Nuovo stadio Milan, San Siro e la dura sentenza…
E San Siro? San Siro rischia ora di morire, inghiottito da ideologie di sistema e le solite burocrazie, che tutti criticano ma che nessuno vuole cambiare. Il vecchio Meazza ha ancora qualche anno di gloria, una finale di Champions League da ospitare e poi qualcuno tirerà giù la saracinesca, almeno sul grande calcio che lo ha reso uno dei principali protagonisti in scena. Lo hanno definito lo stadio più bello al mondo o qualcosa di molto simile. Ecco, sullo stadio più bello al mondo – ha scritto ieri Panorama – si spegneranno le luci e calerà il vuoto.
Colpa della politica, di un acceso dibattito di “qualche pro e tanti contro” che, dopo un giro infinito di parole, ha partorito solo una serie di incalcolabili puntini di sospensione. Di certo nulla di buono per la città di Milano; per i milanesi chissà, tanto alla fine San Donato, per quelli di fede rossonera, non è poi così tanto distante. Di sicuro si è persa l’occasione unica e irripetibile di valorizzare l’intero quartiere e di migliorarne il benessere dei suoi abitanti. Il primo enorme progetto targato Elliott, per San Siro, quello della Cattedrale di Populous, garantiva modernità, comfort, svago, vita anche per chi il calcio proprio non riesce a digerirlo. E invece no, il Meazza è la storia, e la storia non si abbatte.