Vikash Dhorasoo non è mai stato un protagonista principale, uno con le luci della ribalta puntate addosso. Piuttosto è sempre stato un comprimario di quantità ma soprattutto di qualità, non sempre riconosciutagli durante la sua carriera in club del calibro di Olympique Lione, Paris Saint Germain e, ovviamente, Milan. Dhorasoo fu acquistato dal Milan a parametro zero nell’estate del 2004 dopo che il francese decise di non rinnovare con il Lione.
Il suo acquisto andava a puntellare una mediana composta da giocatori del calibro di Pirlo, Seedorf, Gattuso e Ambrosini. Insomma, una rosa ultra competitiva che terminò quella stagione finendo seconda in campionato e sfortunatissima finalista in UCL. Tornando al francese, piccolo di statura ma infaticabile, per lui 20 presenze in stagione con nessun gol all’attivo. Anche perché l’unico che fece, splendido, contro il Bologna, gli venne annullato inspiegabilmente dal famoso arbitro De Santis. Ma al di là dell’apporto in fase offensiva molti milanisti si ricordano di lui per l’ottima tecnica e il dinamismo palla al piede e non che dimostrò nelle sue apparizioni in rossonero.
Milan, ti ricordi il folletto Vikash Dhorasoo?

Milan, chi era e che fece Vikash Dhorasoo col Diavolo…
Dhorasoo lasciò il Milan con questa frase: «A Milano sono stato benissimo. L’unico problema e’ che giocavo in una squadra di campioni» ma non si fermò li. Dopo il ritorno in Francia al PSG, venne convocato per i mondiali 2006 dove passò il torneo in panchina come riserva ma dimostrando sicuramente spirito di iniziativa realizzando un documentario amatoriale sulla vita in ritiro e negli spogliatoi della Francia che fu poi vice campione del mondo. Una personalità dalla spiccata creatività e intraprendenza quella di Vikash che si riverberò successivamente nella vita post calcio.
Nel 2007 intraprese prima la carriera da giocatore di poker semi professionista per poi dedicarsi al cinema sia come attore che come regista. Molto attivo nel sociale si candidò come sindaco di Parigi con la sinistra socialista senza fortuna per poi tentare l’acquisizione, sfumata, del suo club di origine; il Le Havre. Una personalità eclettica quella del franco-mauriziano, quindi, che probabilmente forse ha influito sul non totale sviluppo del suo ottimo talento da calciatore.




