L’analisi della crisi del Milan dopo la peggior settimana dei campioni d’Italia. Quei segnali già evidenti a inizio campionato…
Settimana agghiacciante – direbbe l’ex tecnico di Juve e Inter Antonio Conte – quella vissuta dai rossoneri. Il 2-2 agguantato dalla Roma nel finale a San Siro, l’eliminazione in Coppa Italia contro il Torino, il 2-2 in rimonta a Lecce e le tre sberle dell’Inter a Riad in Supercoppa chiudono un filotto nerissimo per il Milan di Pioli. Il tecnico è al secondo momento più complicato da quando siede sulla panchina rossonera: con il ko in Supercoppa è stato eguagliato il record negativo di inizio 2021, due sconfitte e due pareggi in un fazzoletto di quattro match.
Bisogna uscirne e bisogna farlo il più velocemente possibile. In pochi giorni il Milan campione d’Italia si è fatto sfuggire nel peggior modo possibile due dei tre obiettivi della stagione (nel conteggio non compare la Champions, fuori portata per un Milan che in Europa deve macinarne ancora di chilometri in campo per tornare ai vertici) e ha seriamente compromesso il cammino in campionato verso la conquista della seconda stella. La matematica ovviamente non condanna ancora il Diavolo, ma nove punti in meno del Napoli – di questo Napoli tritatutto – sono molto molto molto difficili da recuperare.
Milan, dentro la crisi: le crepe prima del crollo
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Ciò che preoccupa di più non è la classifica del campionato ma l’involuzione del gruppo di Pioli. Gli equilibri in spogliatoio sembrano saltati, la squadra pare disunita, i leader meno presenti (Ibrahimovic preferisce gongolarsi in vacanza a Miami con tanto di esibizioni social invece di stare al fianco dei compagni nella fase più delicata dell’anno). Tonali dopo la sfida contro l’Atalanta a inizio campionato (era il 21 agosto, 1-1) aveva annusato il problema e messo in guardia la squadra: «Dopo che si vince uno scudetto si torna sulle ali dell’entusiasmo. Non c’era la concentrazione giusta, siamo partiti come se fosse la 39esima giornata».
Milan in crisi: il problema dei troppi gol subiti
Un problema di testa, di attenzione, di stimoli forse. Lo si era capito anche l’indomani il 4-2 a San Siro contro l’Udinese, qualche giorno prima della trasferta di Bergamo. Era l’esordio in campionato e i due gol subiti non avevano fatto scattare l’allarme, a rivederli oggi però fanno pensare. Dopo 18 giri in campionato, sono già 20 i palloni degli avversari contati in fondo al sacco. Lo scorso anno il Milan chiuse con 31 gol incassati in 38 partite. Questo Milan subisce troppe reti, un po’ ovunque: da azione, di testa, da calcio piazzato. Non è un problema di difesa – non solo perlomeno – ma di fase difensiva. Basti rivedere l’1-0 dell’Inter ieri a Riad, con la squadra misteriosamente piegata tutta a sinistra. Le domande sono tante, Pioli dovrà cercare le risposte insieme ai suoi collaboratori. Insieme alla squadra prima di tutto, da un confronto ancora più profondo con ogni componente della rosa. Saranno giornate intense a Milanello. Da dove ripartire? Questa è una bella domanda.